Barriere: l'esempio di Bulgaria e Turchia

Prima di trattare nello specifico la barriera di confine che verrà riportata, c’è bisogno di soffermarsi a determinare il significato di questi termini. Un confine è il limite di una regione geografica o di uno stato, zona di transizione in cui scompaiono le caratteristiche individuanti di una regione e cominciano quelle differenzianti. Una barriera ha lo scopo di impedire il passaggio per il confine. Ma perché impedire il passaggio di persone? I motivi principali sono due: la protezione militare e la limitazione di migrazioni indesiderate.

Il confine tra la Bulgaria e la Turchia si trova a nord-ovest della Turchia e a sud-est della Bulgaria. La causa della recente costruzione di una speciale barriera è il grande flusso di migranti che ha iniziato a spostarsi dal Medio Oriente all’Europa. Nel gennaio 2014 la Bulgaria ha iniziato la costruzione di una barriera di sicurezza di 30 km lungo il confine con la Turchia per contenere l'ondata di migranti dal Medio Oriente e dal Nord Africa. 

La barriera in questi ultimi anni è andata a mano a mano allungandosi e copre la sezione meno visibile del confine tra il punto di controllo del confine bulgaro delle città di Lesovo e di Golyam Dervent. Essa è alta tre metri ed è munita di filo spinato. L'esercito bulgaro ha completato il primo tratto della barriera protettiva nel luglio 2014 per un costo di circa 5 milioni di euro. Il risultato della nuova barriera è che i tentativi di attraversamento illegale lungo quel tratto ora sono diminuiti di sette volte. Tuttavia tra il 2015 e il 2016 la regione fu comunque attraversata a piedi da migliaia di profughi provenienti dalla Siria e dall’Iraq alla ricerca di una vita sicura in Europa. 

Nel 2015 il governo bulgaro ha annunciato l'estensione della barriera fino a 130 km, al fine di proteggere completamente il confine terrestre. Il primo ministro Boiko Borísov ha descritto il prolungamento come "assolutamente necessario" per impedire alle persone di entrare illegalmente nello stato membro dell'Unione europea. Il parlamento bulgaro ha deciso di continuare la costruzione della recinzione al confine con la Turchia senza avviare una procedura di appalto pubblico a causa della necessità di salvaguardare la sicurezza nazionale. Questa sezione finale della recinzione chiude completamente il confine bulgaro con la Turchia. A marzo 2016 sono stati costruiti circa 146 chilometri della barriera prevista di 166 chilometri totali. 

I modi di gestire la dogana della barriera sono però abbastanza criticati da alcuni deputati europei. Sono emerse molte accuse di corruzione o concussione nei confronti dei soldati bulgari, i quali al controllo facevano pagare delle piccole somme per evitare eccessi di zelo o per velocizzare code rese più lunghe del necessario, anche se le vicende denunciate da alcuni viaggiatori sono stati “smentite” dal governo. Addirittura alcuni parlamentari europei hanno detto di temere che alla frontiera le autorità bulgare effettuino dei refoulement, ossia respingano potenziali profughi. Più in generale, preoccupano i metodi chiaramente bruschi del governo conservatore guidato dal premier Boyko Borisov.

Nella barriera che separa i due Paesi ci sono telecamere che rilevano da molto lontano possibili movimenti di masse di migranti, con successiva comunicazione alle autorità turche; tuttavia molto spesso è l’esercito bulgaro ad intervenire, anche con violenza. Le testimonianze raccolte sono inequivocabili: si parla di pestaggi, percosse gratuite da parte della polizia, furti, estorsioni, respingimenti, deportazioni illegali, colpi sparati in aria. E non solo in aria. Il 15 ottobre 2015, un ragazzo afghano di 19 anni è stato ucciso da un poliziotto bulgaro nei pressi del confine turco. Cercava di nascondersi dalla polizia, insieme ai compagni di viaggio. Le autorità hanno cercato di giustificarsi: il ragazzo sarebbe stato colpito accidentalmente da un frammento di proiettile, di rimbalzo.

Un’altra testimonianza è di un ragazzo di nome Idris, proveniente dall’Afghanistan, il quale dice: “Ho scelto la via terra per raggiungere l’Europa, perché il mare è troppo pericoloso, ma se avessi saputo quello che mi aspettava sarei partito volentieri con un barcone”. 

Le migrazioni sono un fenomeno tipico del nostro tempo e portano sia benefici che problemi. L’incontro di diverse culture porta ad un’evoluzione grazie al mutuo scambio (le usanze positive delle diverse culture si uniscono e si fondono in un’unica nuova comune cultura). Tuttavia la parte negativa delle migrazioni di massa è lo squilibrio che si viene a formare dal punto di vista economico, politico e sociale. Per esempio le migrazioni degli italiani nella prima metà del ‘900 negli stati nordamericani e sudamericani hanno giovato a questi ultimi; invece le migrazioni dagli stati del Medio Oriente e dall’Africa in Paesi europei, come la Grecia e l’Italia, stanno aggravando la situazione economica già critica prima dei nuovi immigrati.

In definitiva possiamo dire che le migrazioni sono un fenomeno positivo, se controllate; mentre possono essere nocivi se vengono effettuate in modo smisurato e incontrollato. 

Davide Gresta III A LSO