Plauto:ridere per liberarsi dalla paura

Urbino, 11 Dicembre 2017

 

Nell’ Aula magna del Liceo Scientifico Laurana si è discusso intorno alla figura del celebre Tito Maccio Plauto, in previsione della Commedia l’ Anfitrione che verrà messa in scena il giorno 19 dicembre presso il Teatro Sanzio con la partecipazione delle classi terze e quarte del Liceo Laurana-Baldi. Questa lezione propedeutica è stata tenuta dal Dott.re Michele Pagliaroni, esperto della Commedia dell’Arte, direttore artistico del Centro teatrale dell’Università di Urbino ed insegnante di laboratorio di teatro della nostra scuola.

Con tono divertito e sguardo attento, di chi sembra conoscere a fondo l’arte del grande autore latino, risponde prontamente alle nostre domande

 

Chi è Plauto e in che epoca vive?

“Plauto è riconosciuto come il più grande drammaturgo dell’epoca romana, è stato maestro di uomini di teatro e di comicità. Originario di Sarsina , nato e vissuto attorno al 3/2 secolo a.C., scriveva Palliate, commedie di ambientazione greca, basate su modelli greci. Così facendo, prendeva in considerazione le vicende che avvenivano a Roma e le rievocava, parodizzandole, in altro tempo e luogo per deridere e criticare trasversalmente il potere e i vizi umani senza che alcuno si sentisse direttamente tirato in causa. All’ epoca, il suo successo fu così grande che giravano circa 130 commedie a suo nome, ma dopo la cernita di Varrone, solo ventuno vennero considerate pure. Inoltre, Plauto divenne celebre perché metteva in scena un teatro molto dinamico e fortemente drammaturgico che rendeva partecipe anche il pubblico, esso si basava sulla bravura degli autori, che avevano una grande capacità di far ridere gli spettatori con burle beffe e giochi di parole.”

Cosa significa fare comicità per Plauto?

“Perché ridiamo? Per liberarci dalla paura, e Plauto l’aveva capito; se si riesce a far ridere il pubblico, questo si libera dalla paura. Alla base di tutto questo c’è il ribaltamento dei ruoli, procedimento tipico del teatro plautino. Ecco allora in scena due dei personaggi fissi, un padrone e un servo, ma questo, attraverso l’astuzia, architetta, inganna, subordina il padrone e il pubblico inizia a ridere, a liberarsi dalla paura del tiranno. E’ importante non tralasciare il fatto che Plauto riusciva a rappresentare in scena tutta la società valorizzandone soprattutto lo strato basso  e le donne che, anche se impotenti a recitare, quindi rappresentate da uomini, erano motore dell’intrigo e portatrici di un importante pensiero indiretto.”

Come si può mettere in scena oggi una commedia di Plauto?

“Fondamentale è una profonda conoscenza dell’autore e del contesto, altrimenti il messaggio comico e politico potrebbe essere svilito. E’ necessario fare una traduzione interculturale di Plauto, bisogna capire la situazione economica, sociale e politica del tempo, capire il vero significato, il perché lui abbia scelto certi contenuti e trasporli nella realtà di oggi. Inoltre l’autore usa molti neologismi e giochi di parole ricchi in doppi sensi per suscitare la risata, quindi è importante che ci sia una conoscenza approfondita del linguaggio plautino. Infine, gli attori devono essere bravi e ricercati, direi che il modo più efficiente per rappresentare Plauto è seguire le regole e i canoni della commedia dell’arte.”

 E per finire, un momento di grande comicità, alunni mascherati si sono improvvisati in esilaranti passerelle di Meretrix, Adulescens e senex...primi passi di futuri attori?

 

Carboni Cristian III C