Fotografia e Poesia

Fotogrammi di versi. Laboratorio di fotopoesia

“Fotogrammi di versi” è un progetto che, unendo fotografia, lettura e scrittura, vuole offrire ai ragazzi l’opportunità di esprimere la propria creatività  e la propria necessità di ricerca individuale in ambito artistico ed espressivo.

Il laboratorio, proposto per il secondo anno consecutivo, diventa un’occasione per sperimentare, in maniera anche giocosa e divertente, queste contaminazioni fra linguaggi diversi, in cui fotografie e testi sono strumenti di comunicazione, che portano con sé informazioni, suggestioni, emozioni, memorie, idee tradotte in immagini e parole. I ragazzi realizzano -così- percorsi composti da testi e fotografie, coltivando e a volte scoprendo uno stile personale e verificando in prima persona come la fotografia - e la fotografia congiunta alla scrittura - siano straordinari strumenti in grado di dare voce ad una sensibilità a volte nascosta e di cui si ha spesso pudore.

 

Prof.ssa Silvia Lini

 

 

Lo scorso anno, anche grazie alla collaborazione con Guendalina Quattrocchi, sintesi dell’esperienza è stata l’ideazione e l’allestimento della mostra conclusiva realizzata dagli studenti che hanno frequentato il corso, inaugurata presso gli Spazi DATA di Urbino e patrocinata dal Comune di Urbino il 6 giugno 2018 all’interno di un evento aperto alla cittadinanza che si è collocato nell’ambito delle iniziative Il Liceo “Laurana-Baldi” per Urbino e nel quadro della proposta formativa delle scuole superiori urbinati Io le superiori le faccio a Urbino; mostra che è rimasta aperta al pubblico fino a domenica  17 giugno 2018, riscuotendo interesse e consensi.

Video fotogrammi di versi - a.s. 2017/2018

Scatti

Ludovica Villa II B - "Specchio"

Adriana Pernarella II B - "Spirale Aurea"

Federico Ciampiconi IV B - "LightsDraws"

Sofia Dini II A - "Momento"

Gloria Giusti III B

Nicholas Pieretti IV B

Benedetta Cecconi IV D


Poesie

Alcune delle poesie lette durante il corso Fotogrammi di versi, tenuto dalle prof.sse Silvia Lini e Maria Silvia Nocelli, con il prezioso contributo di Guendalina Quattrocchi.

Pi greco

 

È degno di ammirazione il Pi greco
tre virgola uno quattro uno.
Anche tutte le sue cifre successive sono iniziali,

cinque nove due, poiché non finisce mai.
Non si lascia abbracciare sei cinque tre cinque dallo sguardo,
otto nove, dal calcolo,

sette nove dall'immaginazione,
e nemmeno tre due tre otto dallo scherzo, ossia dal paragone

quattro sei con qualsiasi cosa

due sei quattro tre al mondo.
Il serpente più lungo della terra dopo vari metri si interrompe.
Lo stesso, anche se un po' dopo, fanno i serpenti delle fiabe.
Il corteo di cifre che compongono il Pi greco

non si ferma sul bordo del foglio,
è capace di srotolarsi sul tavolo, nell'aria,

attraverso il muro, la foglia, il nido, le nuvole, diritto fino al cielo,

 per quanto è gonfio e senza fondo il cielo.
Quanto è corta la treccia della cometa, proprio un codino!
Com'è tenue il raggio della stella, che si curva a ogni spazio!
E invece qui due tre quindici trecentodiciannove

il mio numero di telefono
il tuo numero di collo

l'anno millenovecentosettantatré sesto piano
il numero degli inquilini sessantacinque centesimi

la misura dei fianchi due ditasciarada e cifra

in cui vola e canta usignolo mio

oppure si prega di mantenere la calma,
e anche la terra e il cielo passeranno,
ma non il Pi greco, oh no, niente da fare,
esso sta lì con il suo cinque ancora passabile,
un otto niente male,

un sette non ultimo,
incitando, ah, incitando l'indolente eternità

a durare.

 

Wislawa Szymborska

 

***

 

Io sono la parte invisibile

del mio sguardo,

l’entroterra dei miei occhi.

 

                Franco Arminio

 

***

 

Non mettetemi accanto a chi si lamenta

senza mai alzare lo sguardo,

a chi non sa dire grazie,

a chi non sa accorgersi più di un tramonto.

Chiudo gli occhi, mi scosto di un passo.

Sono altro.

Sono altrove      

 

                                  Alda Merini

 

***

 

Il viandante

 

Entro in sala d’aspetto alla stazione,

manca l’aria.

In tasca ho un libro,

poesie altrui, tracce d’ispirazione.

Accanto, sulle panche, due vagabondi e un ubriaco

(oppure due ubriachi e un vagabondo).

Al lato opposto della sala, lo sguardo volto altrove,

in alto, verso l’Italia e il cielo,

siede un’elegante coppia anziana.

Fummo sempre divisi. L’umanità, i popoli,

le sale d’aspetto.

Mi fermo un attimo, incerto a quale sofferenza unirmi.

Infine mi siedo al centro,

leggo. Sono solo, ma non mi sento tale.

Un viandante che non viaggia.

Svanisce

la visione. Montagne di respiri, soffocanti

pianure. La divisione perdura.

 

Adam Zagajewski

 

***

 

La verità, vi prego, sull’amore

 
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l’aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.

 

Dicono alcuni che amore è un bambino,
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo,
e alcuni che è un’assurdità,

 

Assomiglia a una coppia di pigiami,
o al salame dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare i lama,
o avrà un profumo consolante?
E’ pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
E’ tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull’amore.

 

I manuali di storia ce ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi,
e l’ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.

 

Ha il latrato di un alsaziano a dieta
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste, è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po’ di pace?
La verità, vi prego, sull’amore.

 

Sono andato a guardare nel bersò;
lì non c’era mai stato;
ho esplorato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l’aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio,
e non era nemmeno sotto il letto.

 

Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
E’ un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull’amore.

 

Mi hanno detto che non puoi dimenticare
quello che provi quando lo incontri,
l’ho cercato da quando ero un bambino
ma non l’ho ancora trovato:
sto per avere trentacinque anni
e ancora non so
che tipo di creatura può essere
che riesce a turbare così.

 

Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull’amore.

 

          Wystan Hugh Auden

 

 

***

 

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