Una Siria devastata

Le Forze Democratiche Siriane (FDS), sono un'alleanza di milizie curde, arabe e assirio-siriache formate nell’ottobre 2015, durante la guerra civile siriana. Tale alleanza raccoglie anche diverse altre minoranze (turkmeni e ceceni) e una brigata internazionale, che a fine luglio 2018 controllavano circa un quarto del territorio siriano, ovvero la federazione del Rojava comprendente gran parte della Siria ad est dell'Eufrate (con le città di Raqqa, Mambij e le zone ad esse adiacenti) e diffidando degli alleati americani che avrebbero annunciato il ritiro delle loro truppe dalla Siria e temendo di trovarsi isolati politicamente (come già avvenuto ai vicini peshmerga iracheni del KRG), avviano i primi contatti con il governo centrale di Damasco per trovare una soluzione pacifica finale alla crisi siriana, aspirando ad un riconoscimento di autonomia regionale e a maggiori diritti per le minoranze etniche, rimanendo però all'interno della nazione siriana. Il governo di Damasco in ogni caso si dichiara contrario ad un sistema federale o a qualunque altra forma istituzionale che prevedeva amministrazioni autonome.

Il 27 agosto 2018, dopo una lunga preparazione volta a mettere in sicurezza il confine Siria-Iraq e a permettere l'evacuazione di civili, le FDS con il supporto dell'aviazione della coalizione internazionale lanciano un'offensiva contro la sacca di Hajin. Le operazioni via terra contro i centri abitati iniziano l'11 settembre.

Agli inizi del mese di settembre le forze governative vengono disposte massivamente lungo il confine con le aree nord-occidentali controllate da gruppi anti-governativi comprendenti il governatorato di Idlib e parte di quelli di Aleppo, Laodicea e Hama. Avvengono diversi scontri e l'aviazione russa esegue raid aerei in tali zone; Tuttavia le operazioni via terra in larga scala vengono di fatto impedite dal dispiegamento dell'esercito turco in diversi checkpoint costruiti sul territorio dei ribelli. La Turchia sostiene di voler evitare una catastrofe umanitaria e una nuova massiccia ondata di profughi. Il 17 settembre, in seguito ad un vertice tra capi di stato e dopo diversi tentativi falliti, Russia e Turchia raggiungono un accordo per una sospensione delle operazioni governative a Idlib,  tale accordo prevede anche la creazione di una zona cuscinetto smilitarizzata «profonda 15-20 chilometri» e l’espulsione dalla zona delle formazioni jihadiste, a cominciare da Hayat al-Tahrir al-Sham che controlla ancora circa metà del territorio del governatorato.

La sera del 17 settembre, durante un raid israeliano su Laodicea, la contraerea di Damasco abbatte per errore un aereo russo Ilyushin Il-20 M uccidendo 15 persone. Questo fatto provoca grandi tensioni diplomatiche tra Russia e Israele, in quanto secondo i russi l'aereo sarebbe stato usato come "scudo" dagli israeliani durante il contrattacco siriano, inoltre Israele avrebbe avvisato dell'operazione la Russia solamente un minuto prima che avvenisse il raid israeliano, e di conseguenza l'aereo non avrebbe avuto il tempo di mettersi al riparo. Fonti filo-occidentali sostengono invece che l'aereo spia fosse presente nell'area appositamente con lo scopo di raccogliere informazioni sugli F-35 israeliani e che sia stato abbattuto dall'intenso fuoco di sbarramento di una delle tante batterie presenti nella fascia costiera tra Tartus e Latakia con alla consolle personale siriano affiancato da russi e iraniani. La potente azione di disturbo elettronico israeliano (jamming) e il tiro missilistico a “sbarramento” avrebbero così determinato il fatale errore della difesa aerea. A riprova della possibilità che vi fosse personale russo e iraniano in servizio nella difesa aerea siriana quella sera, ci sono le parole del presidente russo Vladimir Putin, che a 24 ore dalla tragedia ha smorzato i duri toni iniziali del ministero della difesa russo dicendo che si è trattato di “una catena di tragiche circostanze accidentali”. A seguito di tale avvenimento il ministero della difesa russo decide di avviare la fornitura di quattro batterie del sistema di difesa antiaerea S-300 PMU2 Favorit al governo siriano. Fonti israeliane affermano che nel 2017 e nel 2018 Israele abbia colpito più di 200 obiettivi in territorio siriano.

Il 27 ottobre 2018 a Istanbul avviene un summit tra i leader di Turchia, Russia, Germania e Francia in cui il comunicato finale stabilisce un "appoggio all'integrità territoriale siriana" oltre che il sostegno ad un processo guidato dall'ONU per l'emanazione di una nuova costituzione in Siria e al progressivo "sicuro e volontario" ritorno in patria dei profughi.

Il 28 ottobre e i giorni successivi Kobanê e diverse città lungo la frontiera turco-siriana controllate dalle Forze Democratiche Siriane vengono bombardate dall'artiglieria turca. Le FDS, in seguito a rapporti riguardo la preparazione di nuove operazioni militari in Siria da parte della Turchia e in seguito a una serie di sconfitte durante l'assedio della sacca di Hajin, decidono di sospendere le operazioni contro Daesh (stato islamico), accusando nel contempo la Turchia di fornire supporto diretto a tale gruppo.

Il 17 novembre i governativi conquistano la regione vulcanica di Al-Safa nel Governatorato di As-Suwayda, sottraendo allo Stato Islamico l'ultima roccaforte anti-governativa della provincia.

Riprese le operazioni nell'est contro lo Stato Islamico, tra fine novembre e inizio di dicembre sono arrestati diversi leader del Dash tra cui il ministro degli interni e l'assistente di al Baghdadi. Il 14 dicembre le FDS annunciano di aver liberato Hajin dallo Stato Islamico.

Il 19 dicembre il presidente Donald Trump annuncia l'imminente ritiro delle truppe americane dalla Siria, innescando la rabbia delle Forze Democratiche Siriane che ritengono che la Turchia abbia ottenuto dagli Stati Uniti il via libera per poter sferrare un attacco contro di esse.

Il 2 gennaio ad Idlib e Aleppo ovest scoppiano violenti scontri tra il Fronte di Liberazione Nazionale (NLF, supportato dalla Turchia) e Hayat Tahrir al-Sham (HTS, legato ad Al Qaida), le due principali componenti anti-governative della regione. Il 7 gennaio 2018 i miliziani di HTS dichiarano di avere intenzione di ottenere il controllo dell'intera area e di portare alla dissoluzione tutti i gruppi non allineati con la loro formazione.

 

Luzi Manila, III C LSA